RELIGIONI E SOCIETÀ - Rivista di scienze sociali della religione
Fabrizio Serra editore, Pisa · Roma - Anno XXV, n. 68 – Settembre-Dicembre 2010
Insegnare religione / religioni
Nel seguito, l'
editoriale del Direttore.
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Buona lettura!
Editoriale. Insegnare religione / religioni
di Arnaldo Nesti
Negli ultimi mesi mi è accaduto di partecipare come invitato ad un seminario internazionale in Spagna sul nesso fra religione e secolarizzazione oggi in Europa. Fra gli interventi mi ha molto sorpreso e inquietato, ed a questo ho reagito con un pizzico di humour, quello di un illustre accademico portoghese. Con una certa enfasi ha tranquillamente sostenuto che la tematica religiosa in genere, ed in particolar modo nel dibattito scientifico internazionale, è di scarsa rilevanza. A lui poi pareva proprio di perdere tempo ad occuparsi di religione. Non riferisco i termini della mia reazione. Partendo dalla premessa che a tutti dovrebbe esser noto che la secolarizzazione non significa scomparsa della religione, ho poi proseguito richiamando alcuni elementari connotati propri del religious factor. L’indagine scientifica del fatto religioso a livello cognitivo è uno strumento fondamentale per leggere la dinamica sociale, senza dire, per l’educazione alla cittadinanza globale. In quella occasione poi gli ho detto che, senza voler esagerare, in particolare oggi essa è un antidoto contro derive teoriche e pratiche di natura fondamentalista o violenta. L’analfabetismo religioso diffuso diventa un ostacolo alla costruzione della cultura del ‘vivere insieme’ tra diversi. I saperi sulle religioni, ma anche quelli che provengono dalle religioni, sono quanto più interessanti in una prospettiva laica di riflessione sulla società e sulle evoluzioni delle politiche dell’Europa.
Come far fronte alla diffusa ignoranza in materia religiosa in Italia? Come far fronte alla diffusa identificazione fra religione in senso stretto e religione di chiesa?
Questo numero di « Religioni e Società », grazie agli stimoli del gruppo di studiosi coordinati da Flavio Pajer, con la collaborazione di Mariachiara Giorda che saluto e ringrazio sentitamente, offre un ricco stimolo per indagare sul ‘nuovo paradigma europeo’ dell’educazione pubblica, che vede anche i diversi modelli vigenti di istruzione religiosa avviarsi verso una integrazione più piena nei percorsi dell’educazione interculturale; e ciò in funzione di una comune sensibilizzazione ai diritti umani, alle radici storiche del patrimonio religioso e ai valori emergenti della nuova cittadinanza europea.
Pensando alla situazione italiana, con le norme sancite dal Concordato, la prassi pluridecennale abbisogna di un radicale rinnovamento. Il drammatico ricordo connesso al film «l’Ora di religione» di Marco Bellocchio (2002) sta a documentare aspetti di una situazione drammatica. Come si ricorderà, la scena importante del film, che arriva verso la fine della pellicola, contiene in sé tutto il messaggio. L’ora di religione urla tutto il suo disappunto contro il sistema decadente che secondo il regista gravita intorno agli ambienti cattolici della capitale. Quello che viene denunciato non è il dato teologico, quanto un particolare intreccio del religioso dentro un particolare sistema di quotidianità.
L’inatteso pluralismo che sempre più domina la società è destinato a porre a dura prova la tradizionale ignoranza italica in campo religioso. Sarà inammissibile continuare a considerare il fatto religioso come un lamento puramente individualistico o folcloristico, privo di influssi culturali e di connessioni storico-sociali.
«Religioni e Società» · xxv · 68 · Settembre-Dicembre 2010